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Scritto da giuseppe vezzoni
A. Versilia
28 Aprile 2024

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Prima di tutto voglio ringraziare il pubblico oggi presente alla presentazione del mio ultimo libro, poi l'amministrazione comunale di Seravezza e la Fondazione Terre Medicee per avermi dato la possibilità di farlo in questo ambiente prestigioso che è il Palazzo Mediceo di Seravezza, una villa che fa parte del patrimonio mondiale dell'Unesco.
Devo confessare che durante la preparazione del libro ho avuto diversi momenti in cui mi sono chiesto se questo nuovo contributo alla conoscenza della strage di Sant'Anna di Stazzema fosse così necessario o se rappresentasse invece un tentativo subconscio per accaparrarmi ancora uno spazio di visibilità per puro spirito di vanagloria. Nonostante la consapevolezza della quasi certa inutilità dell'impegno profuso finalizzato a integrare una narrazione divenuta dopo ottant'anni granitica e lineare nella verità raggiunta e istituzionalizzata, ho tuttavia scritto e riscontrato con la massima cura e convinzione di cui dispongo, ma soprattutto senza farmi frenare dal timore di dover affrontare ancora quel terreno minato, che ormai calco da oltre tre decenni e che obbligatoriamente va ogni volta attraversato, per proporre ulteriori conoscenze e per affermare che sull'eccidio del 12 agosto 1944 ci fu la corresponsabilità fascista versiliese e lucchese ma anche quella della guerra civile. Ormai è mia risoluta certezza che se non sarà fatta luce nelle zone grigie che presenta una ricostruzione troppo "perfetta" alla quale si è pervenuti dopo il 1990, la storia della strage non potrà mai essere condivisa completamente, in particolar modo in Versilia.
Sulle pagine de La Nazione del 23 aprile scorso una superstite, alla domanda se ci sia stata una giustizia storica o giuridica, ha risposto testualmente: Non saprei davvero. E credo sia già una risposta.
Se una scampata alla carneficina di Sant'Anna nutre ancora delle riserve sulla giustizia storica e giuridica conseguita, allora il mio libro Ottant'anni fa lo sterminio nazifascista in Versilia non è una avventatezza storica di un autodidatta settantacinquenne che ha cercato d'approfittare ancora del momento commemorativo che gli forniva l'ottantesimo anniversario dell'eccidio per stare sulla cronaca, ma si evidenzia invece come un doveroso contributo finalizzato a indagare ancora su un crimine contro l'umanità qual è la strage di Sant'Anna di Stazzema. Un eccidio che rappresenta l' efferatezza apicale in mezzo al corollario versiliese di luoghi di stragi e di vittime perpetrate dai nazifascisti durante l'estate del 1944.
Proprio per la convinzione morale e storica che mi ha spinto a scrivere di nuovo sulla barbarie nazifascista perpetrata a Sant'Anna il 12 agosto 1944, villaggio di supplizio di inermi, divenuto luogo simbolo della memoria nazionale unitamente alle stragi di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine dopo aver atteso il trascorrere di diversi decenni dal massacro e che pochi giorno or sono ha ricevuto il riconoscimento dalla Commissione Europea di "luogo della memoria che commemora le sofferenze subite dalle popolazioni civili durante le guerre", ho inviato il libro al Presidente della Repubblica.
Una scelta di responsabilità fatta anche per rassicurare gli eventuali lettori che la conoscenza dei fatti che trarranno dalla pubblicazione non è una estemporanea ricostruzione a vanvera fatta dall'autore, che spesso e volentieri è gratificato col prefissoide pseudo, ma è ricavata dalla consultazione delle fonti riportate nelle 302 note che corredano il testo.
Precisato ciò, prima di lasciare la parola al pubblico, vorrei di nuovo sottolineare senza dubbio alcuno che la strage di Sant'Anna di Stazzema è un
CRIMINE CONTRO L'UMANITA' COMMESSO DAI NAZIFASCISTI, definizione che significa, resti beninteso, la manovalanza operativa dell'ideologia fautrice del buio della ragione del XX secolo, e, per quanto concerne Sant'Anna, militari nazisti e fascisti versiliesi e lucchesi che si posero nefastamente all'opera quel giorno nelle borgate del paese.
Un crimine inaudito e ingiustificabile, e tale rimane anche se alcuni aspetti del massacro fanno propendere a verità e/o a ipotesi non completamente collimanti con quelle incardinate nella narrazione ufficiale e istituzionale e che sinteticamente elenco:
a) Identità e numero delle vittime della strage di Sant'Anna
b) La presenza o meno dei partigiani e le varie resistenze che animarono la Resistenza, compresi i coni d'ombra dei comportamenti che non possono essere giustificati coll'alibi resistenziale.
c) Corresponsabilità criminale dei fascisti versiliesi, che non fu solo quella di guide.
d) Sovrapposizione ricostruttiva non sempre possibile tra la verità storica e la verità processuale.
e) La politica della memoria fino al 1990 e quella successiva.
f) Testimonianze che variano nel tempo o divergono.
g) Fondazione mancata e Istituzione Parco nazionale della Pace.
h)Dimissioni dello storico Paolo Pezzino dal Comitato scientifico.
Col libro ho (ri) affrontato queste tematiche cercando di non ripetermi per quanto mi è stato possibile fare e di evitare che la dovizia dei dettagli alla fine distogliesse l'attenzione dall'abominevole strage consumata dai nazifascisti il 12 agosto 1944, che iniziò da Mulina di Stazzema, culminò a Sant'Anna, e si concluse a Valdicastello con 14 uccisioni e un rastrellamento di centinaia di civili, molti dei quali uccisi nei giorni che seguirono.
Non ho tuttavia dimenticato i sei civili che in quella giornata furono uccisi a Capezzano Monte e i civili ammazzati che ho potuto appurare, sicuramente in difetto, dopo il 19 settembre 1944, giorno in cui fu liberata Pietrasanta e a cui, impropriamente, perché non fu così, si fa risalire anche la liberazione della Versilia storica.
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