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Scritto da lucia paolini
A. Versilia
03 Agosto 2022

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Presentata quest’oggi la prima edizione del festival “Quassù su questa terra che racconta”, che si terrà a Sant’Anna di Stazzema l’8 e il 9 agosto.

Entrare nel piccolo teatro ateliè di Elisabetta Salvatori è come entrare nell’essenza del teatro e della memoria. Ogni oggetto, particolare, disegno, sedia, ha una storia. In un angolo grossi compassi per segnare il marmo ci portano sui monti, verso le cave. Una poltrona, uscita direttamente dal teatro e dalla vita della Duse, che non ha mai visto altro se non le scene. La macchina da scrivere di Elpidio Jenco, dove lui scriveva i suoi testi con un foglio antico ancora inserito come a congelare il tempo.
Il muro stesso è un muro di ricordi, fatto di nomi di chi c’è.
Perché esserci è parte fondamentale non solo del teatro ma anche di quello che Elisabetta Salvatori e Luca Barsotteli presenteranno l’8 e il 9 agosto.

“Diffondere la memoria attraverso l'arte del teatro è fondamentale. Un grande ringraziamento agli organizzatori, ma un grande ruolo lo hanno avuto i superstiti e i familiari. Esiste un altro modo per ricordare, coinvolgendo gli artisti. La cosa importante è creare una rete dei luoghi della memoria. Per questo non solo l’8 e il 9 a Sant’Anna, ma anche in altre località, perché è un dovere delle istituzioni tenere viva la memoria e ricordare.” Queste le parole del sindaco Maurizio Verona che ha fatto un doveroso parallelismo tra quell’orribile estate del ‘44 e i fatti attuali “Nel resto dell'Europa c'è una guerra che non è diversa da Sant'Anna e per questo si deve ricordare. L'Europa la sento minacciata e sono preoccupato . Non distruggiamo questa istituzione che ha superato i nazionalismi che ci avevano portato ai conflitti del secolo scorso.” 

Il rumore del treno scuote le pareti, attore inconsapevole di parole che ricordano altri rumori, ma che in quel piccolo teatro di ricordi portano lontano.

“ Sulle basi della memoria si basa la nostra società” racconta Luca Barsottelli che presenterà lunedì 8 agosto alle ore 21.30 “Filippo Vostro. Storie della ritirata di Russia”. Per chi ha superato i 45 anni è una storia che toccherà le radici della propria infanzia. La storia di un nonno, costretto a partire per la Russia, che chiese che gli venisse rotto un braccio per non partire. Una storia presente in tante famiglie, che da dramma è diventata racconto e che da racconto è diventata memoria.

La storia artistica di Elisabetta è segnata proprio da Sant’Anna, le loro vite si sono intrecciate. “Il secondo spettacolo che ho fatto nella mia vita raccontava proprio di Sant’Anna- racconta la Salvatori- è la più grande storia che abbia mai raccontato. La prima volta che sono andata a Sant’Anna era autunno, c'ero solo io e Elio Mancini. Sono tornata a casa con il mal di testa come quando ci sono tante persone e ho pensato che in realtà ci fossero tante voci che meritavano di essere ascoltate e raccontare.” Sul piccolo festival di due giorni racconta che “quest'anno sono solo cose legate alla guerra, speriamo che in futuro le cose possano cambiare, ma in questo momento in particolare è importante ricordare e farlo con uno strumento fragile e potentissimo che è il teatro.”

Gli occhi di Elisabetta si illuminano di lacrime di commozione, a raccontare una storia ancora diversa, fatta di passione e amore per la narrazione.

Un regalo inaspettato la presenza di Adele e dei due figli. Sentir parlare Graziano fa parte delle cose belle della vita. La barba bianca, le mani giovanili che si muovono a descrivere con i gesti le parole e gli occhi fatti grandi dagli occhiali che incorniciano il volto. Le parole scorrono rapide e portano lontano, non all’estate del ‘44, ma verso i ricordi di un bambino che ha un punto di vista diverso dai sopravvissuti, che si fa domande diverse. “Mi rendo conto che io ho un punto di vista particolare, so che posso decidere cosa fare. Per quanto riguarda questi fatti o ci chiudiamo o li raccontiamo. La gente di Sant'Anna è gente semplice, ma che ha capito che bisognava che parlasse con una sola voce. 7 persone fondarono la prima associazione per diventare esattamente questo, una sola voce.

La popolazione di Sant’Anna ha deciso di ricordare questa strage, amando. Non è stata scelta la via di trovare pace nella vendetta, non è nell'infinita catena di vendette che si ritrova una soluzione.

Noi abbiamo perdonato i tedeschi, ma si devono perdonare anche gli italiani. E’ stato un fenomeno di manifestazione così estremo di violenza che è difficile da accettare che sia accaduto.” 

E’ Adele a raccontare del padre, ma non per relativamente ai fatti di quel terribile giorno, ma proprio negli anni successivi, a dimostrazione dell’importanza della memoria. “Il mio babbo il 12 di agosto, lui aveva caro di essere lì, però guai accendere la radio. Diceva che non era da accendere la radio. Che vi posso dire di quegli anni, si è tribolato. Mio padre non ha più riparlato perché ha perso la voce. Non raccontava mai di quei fatti, ma la notte si svegliava urlando che tutto bruciava. La vita mia è stata tristissima, ho continuato a vivere lì in un ricordo continuo.” La voce di Adele, nonostante gli anni abbiano messo una distanza che a noi può sembrare infinita, ricorda quanto questi fatti siano invece così vicini e che non devono essere dimenticati. La storia è stata raccontata tante volte, ma lei chiede per oggi di poter non tornare con la memoria a quei giorni. E’ un fardello impegnativo ricordare e ricordare nel modo giusto. “C'erano quelli buoni di tedeschi e quelli cattivi. Quelli che erano dal mio cugino erano 17 e buttarono in aria tutta la casa, lasciarono un biondino di 18 anni che invece di sparare a loro sparò al bue e alle pecore. C’è stato un sacco di tempo quel bue morto laggiù in fondo alla valle”. Perchè quello che contraddistingue Adele e la sua famiglia è proprio la voglia di ricordare con amore. “Mio nonno, in punto di morte mi disse : noi abbiamo perdonato i tedeschi, ma dobbiamo imparare a perdonare anche gli italiani. Lui aveva un concetto della morte particolare. Mi raccontò che un giorno era a una veglia. Ad un certo punto tutti si addormentarono. Lui andò a vedere e vide una nebbiolina azzurra che si alzava e in un attimo, era voltata via. Lui me l’ha raccontata così la morte”. Di questo concetto di amore Graziano ha fatto una ricerca personale e trasmette in ogni parola proprio questa necessità di raccontare le cose giuste e nel modo giusto.

Per due giorni le cose verranno raccontate cercando proprio questo spirito. Non sono Sant’Anna, perché la violenza è sempre uguale. Si comincia lunedì 8 alle 19.30 con lo spettacolo “Corea. Una questione di geometrie di e con Fabrizio Brandi, che mette in scena la storia del bombardamento del quartiere Corea di Livorno. Subito dopo, alle 21.30 Luca Barsottelli con “Filippo Vostro. Storie della ritirata di Russia”.

Ad aprire la giornata del 9 agosto alle 19:00 Elisabetta Salvatori con “Scalpiccii sotto i platani, L’estate del ‘44 a Sant’Anna di Stazzema”. La storia narrata insieme al violinista Matteo Ceramelli di quel terribile giorno: era il 12 agosto. In poco più di tre ore, furono uccise centinaia di persone e il paese divenne un unico grande cimitero e arrivò il silenzio.

A chiudere una storia crudele, alle ore 21.30 “ Marocchinate. Aspettavamo ji salvatori...so’ arrivati ji diavoli”. Si racconta  che dopo lo sfondamento dal parte degli alleati della linea di Montecassino, vennero date alle truppe 50 ore a disposizione per fare tutto quello che volevano alla popolazione. Una storia raccontata anche dal cinema, con il film la ciociara e che narra uno dei limiti assurdi della violenza umana.

Ascoltando questi racconti, le parole di Graziano prendono una nuova forma. Come si fa a parlare di amore e di perdono? “C’è chi aveva legato le corde delle campane, urlando che ora toccasse a Dio a scioglierle se c’era davvero e chi, come mio nonno, che faceva il chierichetto”. Gli occhi di Graziano brillano su queste parole, che nella loro semplicità raccontano e dicono una bella e grande verità.

Il festival “Quassù su questa terra che racconta”, si terrà a Sant’Anna di Stazzema l’8 e il 9 agosto. Gli spettacoli inizieranno alle 19 e sono completamente gratuiti.

Lucia Paolini

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