Sono stimati in quasi 700 ettari i territori che sono stati riconosciuti con la sentenza 39/2020 del giudice per gli usi civici dott. Catalani, come beni dei frazionisti della montagna seravezzina che, se si vanno a sommare a quelli già patrimonio dell'ABUC, in pratica corrispondono ad un quinto della superficie del comune di Seravezza.
E' quello che risulta dal lavoro realizzato dal Comitato Comunità civica della Cappella presentato nell'incontro che si è tenuto sabato 11 giugno presso la P.A. di Azzano.
"In merito a tale proprietà - si legge nel comunicato del comitato -, ci siamo fatti carico, come soggetti titolari degli usi civici, di documentarla attraverso un accurato lavoro di ricerca illustrato alla popolazione attraverso la presentazione di numerose mappe di cui se ne allega una riepilogativa.
Il giudice ha assegnato con sentenza di primo grado, ai frazionisti della montagna seravezzina la maggior parte delle terre del Monte Altissimo, del retro Monte Altissimo e del Picco Falcovaia. La sentenza ribadisce che la proprietà di queste terre, collettiva e indivisa, fa capo a coloro che risiedono nelle frazioni montane del comune di Seravezza, ai discendenti, per nascita, e per scelta di residenza, del Comunello della Cappella.
La sentenza rende giustizia: il patrimonio del Monte Altissimo appartiene ai frazionisti, cittadini e cittadine del Comune di Seravezza residenti nelle frazioni della fascia montana comprese Riomagno a Ruosina, che hanno il diritto e il dovere di gestirli e di tramandarli ai discendenti.
Chi amministra il comune, consapevole delle implicazioni della sentenza, ha il dovere di agire affinché la proprietà collettiva produca tutti i suoi effetti.
Le terre di uso civico collettivo hanno rappresentato, fin dall'antichità, un mezzo di sussistenza necessario per la soddisfazione di molti bisogni primari, lo strumento indispensabile, per alcuni, per accedere al vitto, all'allevamento del bestiame, al riscaldamento della casa ed anche ai materiali per costruirla.
Divenute terre appetibili per terzi, da quando si scoprì che sotto questi terreni esistevano bacini marmiferi di pregio, ebbe inizio un'azione di espropriazione ai danni dei nativi. Con la connivenza dei rappresentanti del potere politico, il Granducato di Toscana e il Comune di Seravezza, gli imprenditori le ottennero, e le misero a profitto, per pochi soldi, ledendo diritti inalienabili.
L'incontro di Azzano è stato anche occasione per ribadire le opportunità rappresentate dalla presenza, in dette terre, di un paesaggio unico e da specificità che depongono a favore di un turismo di qualità nel rispetto della natura; dalla abbondanza di acqua, bene primario vitale e insostituibile; dalla possibilità di pensare alla piena riscoperta di attività agrosilvopastorali.
Oltre alla ricchezza rappresentata dal marmo abbiamo altre ricchezze da valorizzare. Il momento storico, la congiuntura economica, i rischi ambientali sono motivi che premono nella direzione di un utilizzo creativo di diritti finalizzati a sostenere i bisogni di una comunità.
Rinunciare a queste terre e a tali ricchezze, significherebbe danneggiare adesso e in perpetuo, fino alle generazioni future, gli abitanti della montagna e quelli del Comune di Seravezza di cui le frazioni fanno parte" conclude il comitato.
Ammontano a diverse centinaia di ettari i beni di demanio civico riconosciuti ai frazionisti della montagna di Seravezza
Scritto da Redazione
A. Versilia
17 Giugno 2022
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