È la serata di chi aveva 20 anni negli anni '80: e, come si direbbe, sembra ieri eppure quel tempo, di grandissima creatività, di eccessi e di new age, è passato alla storia.
Sul prato del Bussoladomani a Lido di Camaiore, in occasione del festival "La prima estate", in un clima che per certi versi richiama un po' la sagra o la festa di partito dei bei tempi, fra hamburger, birre e carni al fuoco, una folla di cinquantenni, prevalentemente, mischiati a giovani - che spesso sono figli loro - hanno ritrovato l'atmosfera di quel tempo fra le canzoni dei mitici wild boys, Roger, John, Andy, Nick e Simon, ovvero i Duran Duran, principi del dandismo e della techno pop, contendenti dei cuori di tante fan con gli Spandau Ballet, altra mitica band di quegli anni.
Il loro concerto, iniziato intorno alle 22,30, è stato preceduto da performance di ingresso, iniziate alle ore 18.30: Easy Life, una band britannica di tendenza fra i giovanissimi, ha scaldato i motori, ma il re della serata è stato assolutamente Morgan che, con i suoi Bluvertigo, dopo anni è tornato ad esibirsi live con il gruppo.
Morgan ha catturato il pubblico con esecuzioni estremamente raffinate musicalmente, molto anni 80,fra l'altro, come lo stesso Morgan ammette: "Senza i Duran Duran noi non saremmo esistiti". La chitarra impazzisce, come il Cannone di Paganini, pare indiavolata, sfacciata e il pubblico si esalta con "Decadenza", "Altre forme di vita", "L'assenzio".
E poi, finalmente loro, accolti da un boato: il tempo è passato ma sono sempre wild ed è proprio con "Wild boys" che inizia un sogno durato circa due ore di canzoni che hanno quarant'anni ma sono intatte, contemporanee e pure all'avanguardia, con testi che la maturità ti porta ad apprezzare.
Il pubblico canta e balla con loro, non importa l'età e si conoscono tutti i testi, o almeno il ritornello della colonna sonora della generazione più spensierata di sempre: da "Hungry like a wolf" alla sensuale "Come undone" si passa per gran parte del repertorio che ha segnato un'epoca: la colonna sonora di O07 "A view to a kill", ai sound esotici di "New moon on Monday" e di "Rio".
Non manca l'omaggio all'Ucraina, con un interpretazione magistrale di "Ordinary World", un Simon Le Bon un po' appesantito nella forma, ma con la voce intensa e matura, accompagnato dalla chitarra del sempre fascinoso John Taylor.
Per il bis, un brano raffinato e che solo gli appassionati ricordano "The chauffeur", dal sound pulito, metallico, dark e la favolosa "Save a prayer", un inno alla pace, all'amore universale: si accedono i telefonini, si canta in coro.
E noi, ultracinquantenni, Peter Pan eterni, sognatori romantici, siamo tornati indietro, ai nostri vent'anni quando tutto ci sembrava possibile.
Ma la musica, quando è di qualità e coinvolgente, arriva anche ai più giovani: nuovi wild boys crescono.
Foto di Ciprian Gheorghita