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Scritto da andrea cosimini
Camaiore
22 Maggio 2022

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Secondo la cultura anglosassone, un giornalista dovrebbe svolgere una funzione di sorveglianza contro l'illegalità: da qui la definizione di watch-dog, letteralmente 'cane da guardia'. 

Abbiamo usato il condizionale, 'dovrebbe' appunto, perché, si sa, non tutti i giornalisti assolvono a questo compito e, soprattutto, non tutte le testate giornalistiche permettono a questi di assolverlo. Censura? Omertà? Negligenza? No, il problema è un altro: è che, molto spesso, questo ruolo è impossibile esercitarlo per obiettivi impedimenti... economici. 

Le redazioni sono sempre più ridotte all'osso, in termini di personale, mentre gli introiti degli editori sono minimi. A fronte di una mole sovrumana di comunicati (ormai tutti gli enti, o quasi, possiedono un proprio addetto stampa), che ogni giorno pervengono all'indirizzo delle redazioni, pochi sono i dipendenti (quando va di lusso) o, più realisticamente, i collaboratori che, da soli, devono espletare le mansioni di redigere, titolare e impaginare gli articoli.

Se in più si aggiunge che i contratti (?) dei giornalisti (spesso partite Iva autonome) non sono minimamente paragonabili ad uno stipendio che permetta, non solo di coprire le spese che un'eventuale inchiesta sul campo richiede (non parliamo poi di avere le spalle coperte in caso di rischi), ma di svolgere semplicemente il basilare compito del cronista, si capisce bene che il giornalista oggi, più che un 'cane da guardia', si sta trasformando, sempre più, in un innocuo... cagnolino da riporto. A rimetterci? La democrazia. 

Interessante, a questo proposito, il corso di giornalismo "Social media e diritto: un codice di condotta” organizzato, nella giornata di ieri, dal Gruppo Stampa Versilia - in collaborazione con Fondazione e Ordine dei Giornalisti Toscana, alla sala 'Bocchette' del centro direzionale a Capezzano Pianore, nel comune di Camaiore. Una trentina di colleghi della stampa, alla presenza di tre avvocati, si sono confrontati sul tema delle tutele giuridiche sui nuovi social network ma, quello che è emerso, piuttosto, è che questa professione ha bisogno prima di tutto di nuovo ossigeno. 

I giornali sono sempre meno letti: i giovanissimi si "informano" in maniera sempre più rapida e approssimativa sulle piattaforme social (Instagram e Tik-Tok, in testa), spesso limitandosi ai 'meme' e agli 'hashtag', e i più grandicelli non sono da meno (Facebook e Twitter, i più gettonati), sovente vittime delle cosiddette fake news e delle notizie riportate da testate online non verificate.

E, allora, cosa fare? Intanto, dall'incontro, è emersa la necessità - per i giornalisti - di trovare nuove (e più adeguate) piattaforme su cui esprimersi. Forse la classica testata online è ormai desueta, o, perlomeno, non basta più per raggiungere la miriade di utenti (potenziali lettori appunto) che costellano il web; forse, è necessario che anche i giornalisti si inventino un proprio social network (quindi un proprio linguaggio informatico) in grado di competere con i colossi esistenti; forse, lo stesso articolo scritto non basta più e il lettore-utente del 2022 esige una nuova forma espressiva, più agile e multimediale, nonché più interattiva.

Perché, parliamoci chiaro, la crisi dei giornali va di pari passo con quella, più in generale, dell'informazione: notizie sempre meno approfondite (per i detti problemi economici) e piattaforme ancora meno attraenti (in questo caso, anche per incapacità di aggiornamento da parte degli stessi editori) allontanano necessariamente il pubblico (e quindi la pubblicità) dai propri siti. Per recuperarli, è necessario ritrovare quella credibilità che i giornali sembrano aver, via via, perso nel tempo; credibilità che si riacquista tornando in strada, alzando le natiche dalle comode poltrone delle redazioni, fornendo servizi approfonditi con uno sguardo critico sulla realtà.

Servono più soldi per fare questo? Sì. Ecco quindi che è necessario - per il bene di tutta la comunità - che, dalle più basse alle più alte sfere, si prenda consapevolezza del panorama informativo in Italia e si lavori per modernizzare un impianto che rischia altrimenti di essere consultato - come un tempo - da una ristretta casta di eletti. Un salto indietro nel tempo di almeno 100 anni....

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