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Scritto da Luca Pardini
Cronaca
13 Settembre 2024

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«La sicurezza a Torre del Lago è diventata una problematica urgente che può e deve essere risolta attraverso le istituzioni». Questo il messaggio equilibrato, pacifico e denso di fiducia istituzionale pronunciato dal dottor Antonio Tedeschi nel corso di una breve intervista rilasciata alla nostra redazione. Tedeschi è un medico di famiglia in pensione, ex assessore del comune di Viareggio ed ex presidente della Circoscrizione di Torre del Lago. Viste le cariche ricoperte negli anni, la professione svolta e il costante impegno civico, Tedeschi è ad oggi uno dei punti di riferimento – politici e non – della frazione torrelaghese.

Proprio per questo motivo, è stato lui – assieme ad Athos Pastechi – ad organizzare e promuovere la riunione con i cittadini tenutasi lunedì 9 settembre proprio nei locali dell’ex Circoscrizione, al fine di discutere, dialogare, dibattere sul tema più caldo dell’estate: la sicurezza, in modo particolare a Torre del Lago.

La riunione ha visto una grandissima partecipazione degli abitanti della frazione e non sono mancate accese discussioni. Tra posizioni che potremmo definire estreme ed altre più ragionevoli, noi della Gazzetta di Viareggio abbiamo chiamato il dottor Tedeschi al fine di chiedere la sua opinione su quanto andato in scena lunedì sera, sulle possibili soluzioni al problema della sicurezza, sulla partecipazione politica e l’assenza istituzionale.

Dottor Tedeschi, da dove nasce l’idea di questa riunione? Quando avete iniziato a parlarne?

«Con Athos abbiamo cominciato a parlarne già molto tempo fa. Una sera ci siamo trovati a parlare seduti al suo ristorante e da lì è nata l’idea di organizzare una riunione con i cittadini. Anche lui è una personalità molto nota in paese ed è in contatto con molte persone ogni giorno, quindi è un ottimo interprete delle sensazioni del paese. Basta fare un giro per i bar, i ristoranti e i negozi della zona e parlare un po' con le persone: c’è molta rabbia, molta paura. La mia intenzione era quella di organizzare una riunione in cui si potesse dialogare, in cui tutti fossero libero di esprimersi nel pieno rispetto delle opinioni altrui. Il dialogo è sempre stato un punto fermo nella mia vita, ho sempre ascoltato tutti».

È rimasto sorpreso dall’affluenza popolare?

«Visto quello che si sente in giro mi aspettavo che ci sarebbe stata grande partecipazione, ma francamente non così tanta. Non si è riusciti nemmeno a far entrare tutte le persone nella sala. Credo che questo sia segno evidente di quanto il tema della sicurezza sia diventato centrale nella vita degli abitanti della frazione».

Se da un lato c’è stata una grande affluenza popolare, dall’altro non si sono visti il prefetto e il questore della provincia di Lucca, da voi ufficialmente invitati. C’è delusione per questa assenza?

«Diciamo che mi avrebbe fatto veramente molto piacere se si fosse visto qualcuno delle istituzioni. Credevo sinceramente che sarebbe stato mandato qualcuno, invece le sedie sono rimaste vuote. Sarebbe stata una partecipazione importante, io sono un uomo che crede profondamente nelle istituzioni e la loro presenza avrebbe arricchito la riunione».

La riunione è nata senza alcun colore, senza nessuna bandiera. La presenza di alcuni “membri della politica”, secondo lei, ha rischiato di dare un tono politico indesiderato all’assemblea? Come ha interpretato il fatto che non si sia visto nessuno dell’amministrazione comunale? (Alla riunione erano presenti alcuni consiglieri comunali e, fra tutti, il consigliere regionale in quota Lega Massimiliano Baldini, ndr)

«Guardi, era mia precisa intenzione mantenermi quanto più lontano possibile dal discorso politico. Non abbiamo invitato ufficialmente alcun esponente della politica, ma l’ingresso non era precluso a nessuno. Devo dire che non ho molto apprezzato quando i politici presenti hanno preso la parola, avrei preferito che venissero in veste di normali cittadini. La riunione non era pensata per promuovere alcun tipo di propaganda politica di nessun lato».

Uno dei temi rilevanti, forse quello più discusso, è stato il possibile intervento diretto dei cittadini. Lei nel suo intervento è stato più moderato. Cosa pensa a riguardo? Crede che gli ultimi drammatici fatti della Darsena possano in qualche modo favorire l’emulazione di una giustizia privata?

«Le ripeto che io sono un uomo delle istituzioni, nelle quali ripongo la mia più totale fiducia. Credo che il problema vada risolto comprendendolo nella sua complessità e condanno l’idea di poter risolvere le cose da soli. Credo che queste idee siano figlie della paura e della rabbia che si sta provando, ma non le vedo come una possibile soluzione. Non credo che i recenti fatti della Darsena possano favorire la ripetizione di altri fatti simili: chi pensa di poter esercitare una giustizia sommaria in autonomia, pensa una cosa folle e astrusa. Da parte nostra verrà organizzata prossimamente una fiaccolata, chiamata “la luce della speranza” e a seguire anche una petizione, con la quale confidiamo di raccogliere un numero importante di firme e che finirà sicuramente sui tavoli della prefettura e della questura, ma vogliamo farla arrivare anche a Roma, al Ministero dell’Interno. Chiediamo un numero maggiore di forze dell’ordine presenti sul territorio. A quelle già presenti, per altro, va la mia più totale solidarietà. Svolgono un gran lavoro e non è facile viste le difficili condizioni in cui si ritrovano».

Le forze dell’ordine sono materia quasi esclusiva di prefettura e questura. Ritiene, invece, che dall’amministrazione comunale ci si debba aspettare di più?

«Come detto, la riunione non aveva il minimo interesse di inserirsi nel dibattito politico. Volendo si può riconoscere qualche errore nel lavoro di questa amministrazione, ma come anche in quello delle precedenti, non è questo il punto. La cosa importante è che ci sia l’intenzione unanime di lavorare affinché questa situazione venga debellata. Si deve lavorare di comune accordo, cittadini, amministrazione, istituzioni. Non voglio fare del populismo, me ne guardo bene, dico solo quello che penso come ho fatto per tutta la mia vita».

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