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Scritto da Redazione
Cultura
24 Maggio 2022

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I Viaggiatori, ‘Les Voyageurs’, di Bruno Catalano, arrivano in città e sbarcano, è il caso di dirlo, al porto di Viareggio, sul molo della Madonnina, dove resteranno in mostra per tutta l’estate.

Un’esposizione voluta dall’Amministrazione comunale, curata e organizzata grazie alla collaborazione con la Galleria Ravagnan di Venezia.

«Opere bellissime per una location incredibile – commenta l’assessore alla Cultura Sandra Mei -: il molo della Madonnina, il nostro porto cuore della città, luogo di arrivi e partenze per definizione, naturali suggestioni per un grande artista che lascerà il segno nella nostra città. Ringrazio la galleria Ravagnan per questa importante collaborazione che spero possa portare ulteriori sviluppi».

«Sono molto felice di questa opportunità – dichiara Chiara Ravagnan dell’omonima galleria -, Viareggio è una città bellissima e sono orgogliosa che l’opera di Bruno Catalano sia qui al porto della Madonnina e in contemporanea a Venezia, due città che vivono di forti emozioni e che sanno conquistare chi sa amare l’arte e la bellezza».

Si tratta di tre sculture monumentali, in bronzo, di altezza intorno ai 3 metri - Pierre David, J4 e Khadine – che raffigurano persone in movimento, in viaggio. Alcuni volti sembrano neutrali, altri trasmettono tristezza e nostalgia, forse sradicati e costretti a muoversi loro malgrado e tutti portano con sé unicamente una valigia, che stringono con forza: un bagaglio di forma diversa, una valigia rigida, una borsa morbida, un semplice sacco, elementi che concorrono a dare una particolare connotazione umana, psicologica e sociale, del viaggiatore, e dunque, per certi versi, a “riconoscerlo”.

«Nella valigia ci sono ricordi, nostalgia, il peso della vita, i vincoli, ma anche le speranze, l’orgoglio e il desiderio di viaggiare, di vivere» Bruno Catalano

Tra i molti linguaggi espressivi dell’arte del XX secolo, la scultura è certamente quello che ha espresso con più evidenza, tattile oltre che visiva, la radicale rivoluzione che ha caratterizzato l’inquieta creatività di quel tormentato periodo storico. Una rivoluzione che ha riguardato una nuova organizzazione frantumata delle forme nello spazio ma anche, e soprattutto, l’inedito utilizzo di materiali diversi da quelli tradizionali, prima non deputati a diventare scultura.

L’opera plastica di Bruno Catalano si colloca naturalmente all’interno di questo processo di straordinario rinnovamento espressivo e dichiara un suo personale e caratterizzato contributo storico alla contrapposizione ideologica tra i pieni e i vuoti che ha caratterizzato gran parte della scultura del Novecento.

Artista moderno, cioè contemporaneo a se stesso, Bruno Catalano ha naturalmente preso atto della storica situazione di crisi della scultura del suo tempo e, forse per una di quelle “geniali casualità” che l’arte ha più volte fatto emergere nel corso della storia, ha trovato una sua personale ed inedita via espressiva, manifestando per tale maniera una nuova concezione dell’opera plastica, fortemente caratterizzata dalla frattura della figura e della mancanza definitiva di alcune parti di essa. Le sue sculture appaiono così, a prima vista, come incompiute, con vistose parti clamorosamente mancanti, obbligando i riguardanti a chiedersi perfino come possano stare in piedi, realizzando peraltro, Catalano, prevalentemente figure che camminano con una valigia o una borsa nella mano.

Sebbene così “mutilate”, le sue sculture conservano comunque tutte le seducenti possibilità estetiche e formali dell’opera plastica classica, e inducono anche ad una nuova e sorprendente riflessione sulla poetica e il dialogo con la materia, nel suo caso anche quella assente perché mancante. Una mancanza che mette però in gioco un nuovo ruolo della luce nella scultura, che nel suo caso sembra infatti attraversare la stessa figura senza violenza, illuminandola anzi, si potrebbe dire, ed annullando sorprendentemente, nel contempo, la stessa fisicità della materia.

BIOGRAFIA

Di origini miste e mediterranee, Bruno Catalano nasce in Marocco nel 1960. Nel 1975 è costretto all'esilio con la sua famiglia. Sbarcato a Marsiglia con la speranza di ricominciare una nuova vita, conserva nella memoria il dolore del proprio sradicamento tanto che la partenza e il viaggio diventano i temi centrali della sua arte. A 18 anni diventa marinaio, poi elettricista, a 30 incontra l'arte e la scultura in argilla attraverso artisti come Rodin, Giacometti, César. Da quel momento decide di consacrarvi la propria esistenza. Come autodidatta, evolve dall'argilla al bronzo e scolpisce personaggi sempre più grandi, realizzando così notevoli prodezze tecniche.

I Viaggiatori di Bruno Catalano sono sorprendenti sculture in bronzo caratterizzate dalla mancanza della parte centrale del corpo, personaggi eterei capaci di instaurare un dialogo con il mondo circostante fino ad identificarsi con esso. La mancanza di materia invita lo spettatore a completare il disegno mirando a creare una nuova classicità.

I bagagli per Bruno Catalano, costretto a lasciare il Marocco per Marsiglia da bambino, sono pieni di ricordi, contengono esperienze di vita ma anche desideri e speranze. Oggi i Viaggiatori arricchiscono le più prestigiose collezioni pubbliche e private.

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