Scrivere è, di per sé, una forma terapeutica: aiuta a liberarsi dal giogo del malessere fissandolo su carta. Come un corpo espelle un altro corpo - se a lui estraneo -, così la mente rigetta tutto ciò che fatica a contenere.
Quel che accade è semplice: una volta condiviso, il male, fuoriesce dal perimetro individuale per farsi coscienza collettiva. Dall’esterno, può apparire un atto coraggioso il mettersi a nudo senza filtri né inibizioni. Ed in parte, forse, lo è. Ma per chi ha vissuto un trauma sulla propria pelle, macchiare la pagina con l’inchiostro del dolore è l’unico modo per neutralizzarlo.
Giulia Ponsi, nell’estate del 1997, aveva 17 anni. Oggi, con la maturità degli ‘anta’, mai regalerebbe un anno della sua vita all’oblio. Ma a quell’età, ancora non si ha piena coscienza del tempo che passa. Luca non è un ragazzo incontrato per caso nell’affollata passeggiata viareggina. No. È l’incarnazione stessa del desiderio. Una fonte irresistibile alla quale tornare ad abbeverarsi. Una chimera. Di più. Un sogno. Di più. Un’ossessione. Un amore platonico – non corrisposto – che la spingerà nel baratro del vizio.
Nel suo libro autobiografico “La ragazza che aveva sete” (edito da Porto Seguro), Giulia affronta a viso aperto i propri demoni. E lo ammette: “Sono una sopravvissuta degli anni ‘90”. Le cattive amicizie delle quali si è circondata, non hanno avuto la sua stessa fortuna. C’è chi si è perso, chi non c’è più. Lei ha rischiato: il mondo indifferente attorno, inquisitorio, crudele; gli eroi auto-distruttivi; la tv, le mode, le ‘tradizioni’. Tutto è sembrato spingerla giù, in basso. Sempre più in basso.
Però la sua storia ha un lieto fine, chiamato: ritrovato amore per se stessi. La sua esperienza, narrata in 327 bellissime pagine, lancia un messaggio di speranza a tutti coloro che – disorientati, spersi – brancolano nel buio: se ne può uscire. Volersi bene, ecco il primo passo: recuperare la propria autostima, per risalire la china di un’esistenza, altrimenti, buttata.
Alla Mondadori di Viareggio, venerdì, il pubblico era come incantato dalle sue parole. Sarà che la scrittrice era di casa, o che forse la storia del suo libro si consuma proprio in quei luoghi; fatto sta che l’interesse dei presenti era alle stelle. Dialogando con il giornalista Andrea Cosimini e la ricercatrice del Cnr di Pisa Marina Baroni, ne è emersa un’affascinante serata ricca di spunti e riflessioni.
Poche le sedie vuote. Nessuno aveva voglia, alla fine, di andarsene. Sarà che il fascino della forza cattura da sempre l’animo umano. Comunque, questa forza, Giulia l’ha mostrata svelando il lato più vulnerabile del suo carattere. E questo non è da tutti. Chapeau.
Successo per Giulia Ponsi alla Mondadori di Viareggio: “Sono una sopravvissuta degli anni Novanta”
Scritto da Andrea Cosimini
Cultura
26 Marzo 2023
Visite: 895
- Galleria: