La questione sui fanghi prodotti dall’attività estrattiva, più comunemente noti come marmettola, continua a tenere banco su tutto il versante costiero delle Alpi Apuane.
Dopo i proclami di politica locale e regionale, enti di gestione e associazioni ambientaliste, è arrivato anche il turno della Confindustria Toscana nord-ovest sezione lapidei, che per bocca del proprio segretario Fabrizio Palla ha deciso di appellarsi direttamente al presidente di regione Eugenio Giani e all’assessore Monia Monni.
La marmettola rischia di essere una vera e propria mattanza per l’ecosistema e la salute dei cittadini che vivono in prossimità dei fiumi toccati dal problema, ma, secondo Palla, i fanghi potrebbero essere utilizzati anche come risorsa all’interno di un’economia circolare in grado di riutilizzare i prodotti di scarto per dargli nuova vita e nuove utilità.
“Egregio presidente, egregia assessora, mi rivolgo direttamente a voi perché ritengo che, al punto in cui siamo, solo un atto politico forte e netto possa risolvere uno dei principali problemi in cui si dibatte il settore lapideo toscano. Mi riferisco alla gestione dei fanghi che residuano dalla segagione e dalla lavorazione di marmo e pietre, la cosiddetta marmettola. Un materiale che viene percepito solo come un problema quando potrebbe essere visto anche come un'opportunità. Fino a oggi, i fanghi che venivano recuperati con maggior facilità erano quelli del marmo bianco, ma è noto che anche su questo fronte si è aperta un'emergenza: lo stop, lo scorso maggio, al riempimento dell'ex cava di Montioni ha innescato un effetto domino che ha colpito in prima battuta l'azienda Venator, che utilizza i residui dei marmi bianchi per neutralizzare l'acidità del rifiuto della produzione del biossido di titanio producendo i cosiddetti gessi rossi, stoccati appunto a Montioni, ma a seguire le aziende stesse del lapideo toscano, che a Venator conferiscono quella parte dei loro fanghi. Il blocco del ritiro dei fanghi derivanti dai marmi bianchi fa sì che anche questi facciano la fine di gran parte dei fanghi provenienti da graniti e pietre varie, molto lavorati dalle aziende della provincia di Lucca, privi ad oggi di usi industriali e difficili da destinare. Naturalmente mi è impossibile comprendere la fondatezza o meno degli allarmi ambientali sui materiali conferiti a Montioni: a gettare luce sulla vicenda penseranno le autorità preposte. Quello che mi preme è invece evidenziare come l'operatività delle imprese del lapideo toscano sia legata a una filiera di gestione dei fanghi a dir poco esile e fragile. Ma ancor di più osservo con rammarico come su questo tema si continui a ragionare in un modo superato e antistorico dal punto di vista tecnico e culturale. Scienza e tecnologia ci dicono che il ciclo di lavorazione di marmi, bianchi e colorati, e pietre può essere effettuato in modo tale che i fanghi siano proficuamente riutilizzabili, cessando di essere un problema per diventare un materiale valido e vantaggioso; parallelamente, sul piano della cultura ambientale i principi dell'economia circolare ci dicono che se questo è possibile va fatto
senza indugio. Un passo avanti può e deve essere fatto, quindi”.
Il percorso per la creazione di una filiera virtuosa è ancora lungo, e ad ammetterlo in prima persona è lo stesso presidente Palla, ma non impossibile.
Moltissime ricerche scientifiche, alcune fatte in sinergia con la scuola Sant’Anna di Pisa, e modelli di lavorazione dei fanghi in uso già in altre regioni italiane e internazionali certificano l’assoluta bontà di un progetto di questo tipo.
Confindustria non ha nessun problema ad andare incontro e collaborare con regione, Arpat, Ispra o altri soggetti, ma non arretra sull’idea che la marmettola, da attuale problema, possa diventare una risorsa, sia per l’ambiente e il benessere della popolazione, sia per la creazione di un nuovo e prosperoso comparto economico.
“Come sezione Lapidei di Confindustria Toscana Nord abbiamo ragionato così quando, ormai anni fa, abbiamo cominciato a lavorare con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e altri esperti del territorio per ottenere dai fanghi, con accorgimenti da adottare nel ciclo di lavorazione, un sottoprodotto da riutilizzare in riqualificazioni ambientali, come il riempimento di cave di prestito, di siti dismessi o degradati oppure per sostituire l'argilla nell'impermeabilizzazione dei capping di discariche e nella riqualificazione degli argini dei fiumi. Utilizzi diversi di sostanze chimiche e una gestione oculata della risorsa acqua durante la lavorazione cambiano le caratteristiche dei fanghi che ne derivano. Essere arrivati a queste conclusioni è per noi un fatto importante: vedo ora con piacere che anche i colleghi di Carrara manifestano interesse per queste nostre esperienze. Tecnicamente tutto questo è fattibile, lo dicono con chiarezza questi studi; studi che, peraltro, abbiamo portato al tavolo regionale sull'economia circolare nel settore lapideo, dichiarando la disponibilità delle aziende a lavorare in questa direzione. Occorre però che la Regione, con tutte le verifiche che riterrà di effettuare con Arpat, Ispra o altri soggetti, tragga da tutto questo delle linee di indirizzo che orientino gli enti locali verso l'utilizzo di questi materiali nei progetti di riqualificazione del territorio, con la conseguente stesura di capitolati ad hoc, chiudendo il ciclo. Non sarebbe un atto inedito: in altre regioni già da anni si utilizzano questi materiali per gli usi sopra descritti, e pertanto la Toscana non avrebbe che da allinearsi alle migliori pratiche già in uso in Italia e nel mondo. Quando auspicavo, all'inizio di questa mia lettera, un atto politico forte e netto mi riferivo precisamente a questo: al recepimento e alla traduzione in linee guida di pratiche già consolidate e confermate a livello scientifico. L'economia circolare è fra le priorità strategiche della vostra amministrazione: perché non applicarla anche in questo ambito? Andare avanti per emergenze non è interesse né delle imprese né, immagino, della Regione: si può e si deve sfuggire da questa trappola e fare un passo avanti in direzione dell'economia circolare, a vantaggio delle imprese, di chi vi lavora, dell'ambiente e dell'intera comunità. Confido, assieme a tutte le imprese di Confindustria Toscana Nord del settore lapideo, in un vostro riscontro e, soprattutto, in un vostro intervento su questa materia”.