Uno studio condotto su rigorose basi scientifiche con l’intento di migliore gli aspetti di sostenibilità ed efficienza del comparto lapideo apuo-versiliese. Questa la definizione, a chiare lettere, del progetto Ve-Nature data questa mattina nel corso della conferenza stampa indetta per presentare i risultati di oltre due anni di lavoro. Il progetto è promosso da Lucense (organismo di ricerca) e da Cosmave (consorzio di imprese del marmo apuo-versiliese).
Alla conferenza erano presenti Agostino Pocai e Luca Rossi (presidente e vicepresidente Cosmave), Francesca Albano (ERGO), Lorenzo Antonini (temporary manager del progetto Ve-Nature) e Alessandra Rigolini (consigliere Cosmave).
«Il consorzio riunisce 52 aziende della filiera del marmo apuo-versiliese – ha spiegato Pocai – e, tra queste, 15 sono state selezionate come campione significativo e trasversale su cui basare l’intero studio. A tutte le aziende coinvolte e ai loro rappresentanti va il mio più sincero ringraziamento per la disponibilità e l’interesse che hanno mostrato nella ricerca, rendendosi disponibili alla condivisione di dati anche sensibili».
L’obiettivo dello studio era quello, innanzitutto, «di verificare lo stato dell’arte della filiera. Prima di capire quali azioni intraprendere, volevamo essere certi delle condizioni di partenza». Per far comprendere lo stato di avanzamento del progetto, il presidente Pocai si è avvalso di una metafora cestistica: «attualmente ci troviamo tra i terzo e il quarto tempo».
Come Pocai, anche la dottoressa Rigolini ha tenuto particolarmente a precisare «il rigore e il metodo profondamente scientifico che hanno contraddistinto tutte le fasi dello studio. Tutti i dati raccolti sono stati verificati più volte. La ricerca ha chiuso una prima fase e ne ha aperta un’altra, il tema della sostenibilità necessitava di essere affrontato e, per farlo, il primo passo era capire lo stato attuale delle cose».
Dallo studio, le cui analisi verranno in futuro rese consultabili, «è emersa la virtuosità delle aziende versiliesi nel contenimento del consumo di acqua. Altresì, dalle analisi di sensibilità condotte sui prodotti semilavorati e prodotti finiti, in cui si sostituisce l’energia elettrica prelevata da rete nazionale con energia prodotta da impianto fotovoltaico, si osserva un miglioramento in tutte le categorie rilevanti, in particolare sul cambiamento climatico e sul consumo di risorse fossili».
Completata, con profitto, questa prima fase, la successiva riguarda «l’identificazione di alcune azioni di miglioramento, in ottica di sostenibilità ambientale, che le aziende della filiera lapidea riterranno di maggior efficacia». A tal proposito, l’ingegner Antonini ha precisato «che le azioni future saranno pensate non solo per le aziende coinvolte nello studio, ma per tutti coloro che vorranno modificare in meglio la loro metodologia lavorativa. In questo mood, anche il più piccolo cambiamento potrà risultare molto grande, proprio perché utilizzabile da tutti». Per quanto riguarda le tempistiche di tali interventi, Antonini spiega “che probabilmente se ne parlerà per il prossimo aprile, al massimo giugno, ma è anche vero che non ci corre dietro nessuno. Verrà data massima attenzione alla qualità del lavoro, più che il quando ci interessa il come».
In conclusione, il presidente Pocai, dopo aver ringraziato i partner come Lucense e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, in risposta ad una domanda dichiara «che questo studio potrebbe anche essere visto come un messaggio diretto a coloro i quali ci hanno spesso attaccato, senza per altro basarsi su dati oggettivi. Noi ragioniamo con i numeri e faremo pesare, dove necessario, i risultati di questa ricerca: tutti devono fare la loro parte. In futuro, non escludo che i risultati della ricerca possano anche essere condivisi con le istituzioni, con le quali deve esserci un rapporto basato sulla collaborazione».