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Scritto da lucia paolini
Enogastronomia
30 Settembre 2022

Visite: 986

Gli abbinamenti tra vino e cibo sono una parte fondamentale sulla tavola, ma abbinare un vino a un’opera d’arte è un processo molto più raro e al tempo stesso interessante.
Questa è l’ardita proposta di quattro pionieri del gusto: Veronica, Nedo, Nicola e Antonio, uniti dal filo rosso della passione, che hanno messo insieme le loro capacità, creando una serata magica per gli occhi, la mente e il palato.

Il grande portone in legno antico di via del Marzocco 130, si è aperto ieri sera verso le 18, iniziando a nutrire gli occhi dei presenti di meraviglia. L’atelier di Antonio Barberi, una vera e propria casa-arte è stata la cornice perfetta per ospitare l’incontro.

La grande scalinata è stata come un invito a salire ospiti alla tavola di Dionisio stesso. Volti ammaliati tra opere e sculture, curiosi. Una tavola imbandita con mele particolari, cartoncini in legno che ne ricordavano il nome, e bucce antiche che ne raccontavano la storia.

Questa è stata la muta presentazione di uno degli ingredienti fondamentali della serata: le vigne del Grillo.

Da perfetta padrona di casa Veronica Ferretti ha introdotto e coordinato la serata in maniera esemplare.

Riuniti nella sala del maestro Barberi al primo piano, con le voci di Pietrasanta che arrivavano dalla finestra, e il dolce ticchettio di una pioggia stanca, è stato Nedo Mallegni, a dipanare l’idea alla quale stavamo partecipando.

Nedo Mallegni è un consulente patrimoniale San Paolo investimenti. Arte, cibo e finanza. “Che c'entra la banca con arte e cibo? Ma soprattutto la banca cosa dovrebbe fare? Stiamo vivendo un momento particolare e la banca deve finanziare chi ha voglia di fare. Chi porta valori artistici, economici e sociali. La banca affianca e permette che queste cose esistano. A ben vedere è lo stesso identico lavoro del vignaiolo e dell'artista”. Dopo l’introduzione di Mallegni “secondo una delle teorie più diffuse, la parola vino, deriverebbe dal sanscrito vena, termine formato dalla radice ven, che significa amare. Non a caso, dalla stessa radice deriva Venus, Venere. Nel vino è racchiusa l’essenza della dea dell’amore” la parola è passata alla storica dell’arte Veronica Ferretti che ha condotto tutti in un viaggio unico tra arte e vino.
Partendo dalle prime rappresentazioni degli egizi, che già conoscevano l’arte della viticultura, attraverso i greci, fino ai mosaici cristiani. Aneddoti, racconti, immagini. Un viaggio unico, dove Ferretti ha condotto tutti con dolcezza e conoscenza, portando la storia fino ai giorni nostri e presentando così gli artisti presenti.

L’onore di presentare il cibo e le vigne del Grillo è toccato a Nicola Rosi, presidente di Slow Food Versilia. Slow Food è una realtà che seguendo il motto “buono, pulito, giusto”, sta riportando la cultura di un cibo sano, riscoprendo le antiche tradizioni e tutelandole. Ci vorrebbe veramente troppo a raccontare tutti i progetti che stanno realizzando, meritano di essere scoperti al link https://www.slowfood.it/

A parlare dei vini che stavano per essere serviti e delle vigne del Grillo è stato proprio il proprietario Giovanni Casini.

Cinque ettari di terreno, immersi in un paesaggio incontaminato proprio a pochi passi dal centro di Camaiore. Questa è la realtà dell’azienda delle vigne del Grillo, che oltre ai prodotti hanno anche uno splendido agriturismo e organizzano cene e eventi “in vigna”. Quattro i vini presentati: un vino bianco ottenuto da uve vermentino coltivate in biologico chiamato Gabberi; un rosso, con uve Syrah, Merlot, Ciliegiolo, Canaiolo e Sangiovese, anch’esso coltivato in biologico e denominato Prana; un incredibile rosso, di una bontà unica, ottenuto da uve Syrah, di un colore rosso rubino carico, con un gusto fruttato e lievemente speziato e un retrogusto di liquirizia che prende il nome di Matanna e un ultimo vino che è ancora tutto da scoprire. L’azienda organizza pic-nic, offre l’esperienza della vendemmia e fa parte dei Coltivatori Custodi: www.levignedelgrillo.it , se non potete andare a trovarli, scoprirli almeno online è una bella esperienza.

Entrati nella seconda sala, oltre alle opere del maestro Barberi, presenti sulle pareti c’erano opere di altri quattro grandi artisti: Elia Inderle, Massimo Garrone, Gianfranco Meggiato e Oliviero Rinaldi.

Nessuno di loro ha veramente bisogno di presentazioni, visto che i loro nomi sono ben noti nel mondo dell’arte e non solo.

La tavola, elegantemente imbandita, con tralci di vigna e grappoli maturi, ha accolto i presenti. Alcuni divani, tutto intorno, hanno ospitato una parte degli ospiti, che con i calici in mano si sono preparati alla parte più interessante della serata.

A creare gli abbinamenti, raccontare il magico nettare e creare una vera coscienza nei presenti sull’esperienza che stavano vivendo è stato un ospite d’onore: Urano Cupisti, sommelier, degustatore ufficiale in vari concorsi nazionali ed internazionali, editorialista del “Corriere del vino” ha ammaliato i presenti con la sua cultura e la sua passione per il vino.

Mentre il palato veniva inebriato dai sapori, gli occhi si nutrivano delle opere, gli sguardi di tutti diventavano leggeri, felici e l’atmosfera prendeva un frizzantino tipico di quando si creano le piccole magie.

Cibo semplice, ma dal sapore unico. Non c’è bisogno di raccontarvi ogni piatto, ma uno ha colpito particolarmente i presenti per semplicità e profondità di sapore: delle semplici zucchine, cucinate con un filo di olio, a dimostrazione che la qualità non ha bisogno di grandi condimenti o di ricette complesse.

Un applauso a ARTEARTI, un nome che si riferisce al concetto che quando si fa un lavoro con amore, qualunque esso sia, è un’opera d’arte. Al suo primo evento, ha saputo creare qualche cosa di unico. Un ringraziamento particolare a uno dei quattro organizzatori dell’evento Antonio Sundas, che non ha potuto essere presente, ma che è stato più spesso ricordato durante la cena.

A fine serata, mentre il dolce di mele ornava i piatti dei presenti, i discorsi passavano dal vino all’arte con naturalezza, a dimostrazione che tutto aveva funzionato e che l’esperimento, unico nel suo genere, aveva trasformato una semplice cena in una vera e propria esperienza.

Foto di Lucia Paolini

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