Sono passati 16 anni dal trionfo della nazionale azzurra al Mondiale di Germania. Una conquista inaugurata il 12 giugno con la prima vittoria nel gruppo E contro il Ghana e portata a termine il 9 luglio 2006 nella magica serata dell'Olympiastadion di Berlino con il successo ai rigori contro la Francia. Ad essere decisivi non i singoli giocatori, ma la forza e la coesione del gruppo. Un gruppo che, a detta di molti, non avrebbe mai raggiunto lo storico traguardo senza la guida esperta di Marcello Lippi, l'ex ct viareggino annoverato dal Times nella lista dei cinquanta migliori allenatori della storia del calcio, ricordato ancora oggi come l'artefice principale della straordinaria cavalcata degli Azzurri. La storia di Lippi inizia proprio da Viareggio, da sempre la sua casa, fino ad arrivare, prima con la Juve e poi come simbolo di un'intera nazione, sul tetto del mondo.
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Il mare, la Samp e una carriera da libero
Da giocatore Lippi si distingue nel ruolo di libero. Cresciuto nelle giovanili della Stella Rossa di Viareggio, si destreggia tra le sue due grandi passioni, che lo accompagneranno anche nel resto della vita: il mare e il campo da calcio. "Ogni anno, sei mesi li passavo in costume e gli altri sei mesi a giocare in Pineta", ha raccontato in una recente intervista. A 21 anni il trasferimento alla Sampdoria che ne sancisce il destino: prima il debutto tra i professionisti con il prestito di un anno in Serie C al Savona, quindi il ritorno a Genova nel 1970 e l'esordio in Serie A sotto la guida di Bernardini, tecnico che rimarrà tra i suoi più grandi esempi anche nella successiva carriera da allenatore.
Sono nove alla fine le stagioni in blucerchiato, nelle quali finisce per indossare la fascia da capitano e diviene il 12esimo giocatore con più presenze nella storia dei doriani. La carriera la chiude in Toscana, contribuendo alla storica promozione in A nel primo dei suoi due anni alla Pistoiese e appendendo le scarpette al chiodo dopo un'ultima stagione in C con la Lucchese. Ad attenderlo c'è subito la panchina.
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L'ascesa fino alla A e i titoli con la Juventus
L'apprendistato avviene nelle giovanili della Samp, premiato dalle esperienze in C con Pontedera, Siena, Pistoiese e Carrarese. Nel 1989 il primo assaggio di Serie A alla guida del Cesena, poi torna in B come tecnico della Lucchese e risale nella massima serie nel 1992 allenando prima l'Atalanta e nella stagione successiva il Napoli. Nel 1994 arriva la chiamata della Juventus, che lo sceglie come erede di Trapattoni. Con i bianconeri Lippi vince cinque scudetti, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA, una Coppa Italia e tre Supercoppe Italiane, titoli divisi fra le due diverse tappe a Torino ('94-'99 e 2001-'04), intervallate da una parentesi all'Inter. Nel 2004 risponde sì alla chiamata da ct, non sapendo però ancora che il cammino sarebbe stato ostacolato non solo dai normali intralci del campo, ma anche dalla bufera di Calciopoli che, inevitabilmente, si sarebbe ripercorsa su tutto l'ambiente calcistico.
L'Italia di Lippi però, come aveva fatto già la nazionale di Bearzot nei primi anni '80, ne esce ancora più forte, sebbene la squadra si fosse già dimostrata competitiva nel biennio pre-Mondiale ottenendo il primo posto nel girone di qualificazione davanti alla Norvegia. Un'Italia quella del passato che potrebbe ispirare quella del presente in cui, secondo le quote del calcio scommesse più aggiornate, è fuori dai giochi del Mondiale di Qatar, il cui trofeo se lo contenderanno Brasile e Francia fra i primi posti. Lippi in ogni caso, un po' come Mancini, non è stato uno che ha mollato: continuiamo il viaggio nella sua storia e in quella di una nazionale illuminata dalla sua guida sapiente e misurata.
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Dal trionfo mondiale agli ultimi trofei in Cina
Dopo il 2-0 dell'esordio sul Ghana, l'Italia passa agli ottavi grazie all'1-1 contro gli Stati Uniti e al 2-0 contro la Repubblica Ceca. Il resto è ancora storia: il rigore di Totti piega l'Australia ai quarti, seguito dal roboante 3-0 ai quarti con l'Ucraina. A Dortmund la Germania crolla sotto i colpi di Grosso e Del Piero ai supplementari, infine la finale contro la Francia, con il pari di Materazzi, l'espulsione di Zidane e i penalty decisi dall'errore di Trezeguet e dalla firma ancora di Grosso. La successiva esperienza azzurra non sarà altrettanto fortunata, concludendosi con l'eliminazione ai gironi nel Mondiale in Sudafrica, ma nella bacheca di Lippi c'è spazio per altri trofei: ne vince cinque in Cina (tra cui la Champions League asiatica) sulla panchina del Guangzhou Evergrande, accetta poi di allenare la nazionale cinese ("Abbiamo fatto abbastanza bene") e il 22 ottobre 2020 annuncia il suo ritiro da allenatore.
Nel cuore degli italiani rimarrà sempre il ricordo della magica notte di Berlino. "Ovunque vada, tutti mi conoscono come Lippi il ct campione del mondo, eppure anche con la Juve ho vinto tantissimo". Una Coppa del Mondo, però, non è un trofeo che si vede alzare ogni giorno. Anche Lippi, pur con la modestia e il pragmatismo che lo hanno sempre contraddistinto insieme alle vittorie, se ne renderà conto.