Strage di Viareggio: il processo d’appello ter conferma 5 anni per Mauro Moretti

Ancora in tribunale dopo i fatti del 2009 - Wikimedia - Lagazzettadiviareggio.it
Confermate le pene anche agli altri undici imputati, ma il legale annuncia: “Ricorreremo in Cassazione”.
Sono state confermate le condanne relative al processo d’appello-ter sulla strage ferroviaria di Viareggio.
Sono state ribadite le precedenti disposizioni che riguardano l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rfi, Mauro Moretti, oltre agli altri 11 imputati.
Nella notte del 29 giugno del 2009 l’incidente ferroviario – tra i più terribili mai avvenuti in Italia -costò la vita a 32 persone.
Nessun cambiamento dopo l’appello
È durata circa due ore e mezza la riunione in camera di consiglio dei giudici della seconda sezione della corte di appello di Firenze, prima di partorire la decisine di accogliere le richieste avanzate lo scorso marzo dal pm Salvatore Giannino e dal pg Sergio Affronte. Spicca la conferma della condanna a 5 anni nei confronti di Moretti.
Convalidate nuovamente le pene anche per gli altri 11 imputati, con condanne che vanno da 2 ai 6 anni. Queste, dopo essere state inflitte dopo il processo d’appello1, era no state annullate successivamente dalla Cassazione, passando poi la palla ad un nuovo processo di secondo grado, dove sono state appunto determinate le condanne. Presenti in aula anche i familiari delle vittime di quella tragica notte, i quali hanno ascoltato con soddisfazione le disposizioni dei giudici. A seguito della lettura del dispositivo, infatti, sono stati esposti degli striscioni davanti al palazzo di giustizia di Firenze in cui si riportano le richieste di giustizia per le persone che persero la vita.
Le parole dell’avvocato
Non ci sta il legale di Moretti che ha parlato di “una sentenza deludente: “Siamo amareggiati – ha spiegato l’avvocato Ambra Giovene – ricorreremo in Cassazione dopo aver letto le motivazioni. Potevamo non arrivare a questo punto e chiudere questo processo oggi, ma hanno deciso così”.
Soddisfatta invece il presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei”, di cui fanno parte i familiari, Daniela Rombi: “Si tratta di una sentenza giusta – ha commentato – che arriva dopo 16 anni, un tempo che logora e sfinisce”. Poi annuncia battaglia in caso di nuovo appello in Cassazione: “Se ci sarà un ricorso – aggiunge – vorrà dire che ritorneremo a Roma, ma oggi siamo soddisfatti. È una buona giornata”.