Allarme UIL: aumenta la CIG in Toscana, quinta regione in Italia

La UIL Toscana lancia l'allarme - Wikicommons - Lagazzettadiviareggio.it
Una delle principali sigle sindacali fa scattare l’allarme: la Cassa Integrazione aumenta a vista d’occhio. Il mondo del lavoro è in crisi
La lenta e graduale ripresa economica, spesso decantata da politici nazionali e amministratori locali, non è per fortuna un’invenzione mediatica. Purtroppo però sta incontrando, soprattutto negli ultimi mesi, ostacoli significativi in alcune regioni italiane.
Un chiaro segnale di difficoltà arriva dalla Regione Toscana dove l’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (CIG) è in forte crescita. Una delle principali sigle sindacali, la UIL, ha lanciato un allarme preoccupante.
I vertici dell’organizzazione a tutela dei lavoratori sottolineano come la regione si posizioni al quinto posto in Italia per ore di CIG autorizzate. Secondo il segretario regionale UIL Anselmo Fantappiè, i dati relativi al primo semestre del 2025 non fanno altro che “amplificare le preoccupazioni” per il futuro del tessuto produttivo e occupazionale toscano.
L’aumento dell’utilizzo della Cassa Integrazione è un indicatore diretto delle difficoltà che le imprese stanno affrontando. Fantappiè ha spiegato che la CIG viene attivata quando le aziende non riescono a sostenere i livelli di produzione e sono costrette a sospendere o ridurre l’attività lavorativa dei propri dipendenti.
La UIL fa scattare l’allarme, così non si può andare avanti
Questo fenomeno non riguarda solo settori specifici ma si sta diffondendo a macchia d’olio, coinvolgendo sia le grandi industrie che le piccole e medie imprese. Del resto i dati elaborati dalla UIL sono inequivocabili.
Nel primo semestre del 2025 le ore di CIG autorizzate in Toscana hanno raggiunto cifre allarmanti, posizionando la regione tra le più colpite a livello nazionale. Le cause di questa crisi sono molteplici e complesse.
La Cassa Integrazione ‘mangia’ il lavoro dipendente
Si va dalla stagnazione dei mercati di riferimento all’aumento dei costi energetici e delle materie prime, fattori che erodono la competitività delle imprese. A ciò si aggiungono le incertezze geopolitiche che influenzano le catene di approvvigionamento e la domanda dei consumatori. Fantappiè ha ribadito la necessità di un intervento immediato e coordinato da parte delle istituzioni locali e nazionali.
“Non possiamo limitarci a registrare i dati, dobbiamo agire“, ha dichiarato. La richiesta è di avviare un confronto con le parti sociali e le associazioni di categoria per individuare soluzioni concrete. Si parla di incentivi mirati, di investimenti in innovazione e formazione, e di una politica industriale più incisiva, capace di sostenere le aziende in questo momento di transizione. L’obiettivo è scongiurare una crisi più profonda e tutelare i posti di lavoro.