Allarme peste suina africana: primo caso in provincia di Lucca, scattano misure in Garfagnana
Scatta a Lucca l'allarme della peste suina - Wikicommons - Lagazzettadiviareggio.it
Scatta l’allarme in provincia di Lucca. È concreto il rischio che si diffonda la peste suina africana. Scattano le misure di contenimento
La paura si è concretizzata: l’Azienda USL Toscana nord ovest ha confermato il primo caso positivo di Peste Suina Africana (PSA) in provincia di Lucca. La diagnosi è arrivata dopo che la carcassa di un cinghiale rinvenuta in Garfagnana è risultata infetta dal virus.
Questo ritrovamento segna un momento critico per l’intera filiera suinicola e per l’ambiente della Garfagnana, già in allerta da tempo a causa della vicinanza con aree contagiate dell’Emilia Romagna e dopo che a luglio 2024 era stato confermato il primo focolaio toscano a Zeri, in Lunigiana.
La Peste Suina Africana è una malattia virale altamente contagiosa e letale che colpisce esclusivamente i suini, ovvero maiali domestici e cinghiali. È comunque fondamentale sottolineare come non sia trasmissibile all’uomo.
Purtroppo però la sua elevatissima contagiosità e l’alta resistenza nell’ambiente rappresentano una minaccia devastante per gli allevamenti, causando perdite economiche gravissime e richiedendo l’eradicazione immediata.
Le misure di contenimento attivate
La conferma a Piazza al Serchio ha fatto scattare immediatamente le strategie di contenimento previste dalla normativa vigente: un’azione coordinata tra Regione Toscana, la Struttura commissariale del Ministero della Salute, il Servizio veterinario dell’ASL, la Polizia Provinciale e le associazioni agricole e venatorie.
Data la natura della malattia le strategie di contenimento devono essere sviluppate in maniera sinergica per avere successo. Le principali misure attivate in Garfagnana includono la biosicurezza negli allevamenti che consiste nell’attuazione di misure di biosicurezza stringenti e obbligatorie per tutti gli allevamenti suini, al fine di evitare il contatto indiretto tra animali domestici e selvatici.
Altri provvedimenti per evitare il diffondersi della malattia
Altre misure riguardano l’abbattimento mirato di suini selvatici e il potenziamento delle azioni di depopolamento della fauna, come richiesto con forza da associazioni come Coldiretti per contenere la diffusione del vettore principale, il cinghiale. È inoltre prevista una limitazione delle attività venatorie nei territori posti in restrizione (come i sette comuni della Garfagnana già inclusi nella Zona 1 prima del caso accertato).
Si è anche deciso di rafforzare la sorveglianza passiva sui cinghiali trovati morti e l’obbligo per la popolazione di non abbandonare mai resti di cibo o rifiuti in cassonetti non chiusi, onde evitare la diffusione involontaria del virus tramite l’attività umana. L’esperienza della vicina Lunigiana sarà fondamentale per affrontare l’emergenza in Garfagnana, con l’obiettivo primario di evitare che la malattia si diffonda dagli animali selvatici agli allevamenti domestici.