Il piano è ridurre il personale. Non si salva nessuno all'interno del piano triennale dei fabbisogni di personale 2024-2026 che l'azienda sanitaria Usl Toscana Nord Ovest sta presentando ai sindacati. Una piattaforma che fa segnare meno quasi ovunque ma c'è chi di certo se la passa peggio di altri. Nella classifica dei 'tagli' la Versilia fa registrare numeri che fanno paura e li evidenzia tutti Fausto Delli, responsabile aziendale Rsu per la Versilia della Uil Fpl.
"La situazione che viviamo qua se possibile è ancora più pesante rispetto ad altre zone della stessa azienda perché arriviamo a questo nuovo piano dell'Asl in riduzione di organico dopo aver già pagato un pesantissimo dazio nella fase pandemica e nell'immediato post pandemia".
Le carenze sono ormai a doppia cifra in quasi tutti i reparti. "Partiamo dal dato sensibile che è quello degli infermieri – incalza Delli -. Al Versilia ne mancano una quarantina. Non va meglio con gli operatori socio sanitari: ormai siamo oltre le 30 assenze di Oss. Non è meno critica la situazione dei tecnici sanitari: solo a radiologia in particolare ne mancano 4. Ma ci sono carenze sensibili, anche se meno marcate, pure fra tecnici di laboratorio e tecnici della prevenzione". E' chiaro che già dove i numeri sono carenti andare a ridurre ancora la presenza del personale significa far arretrare servizi e presenza, a discapito degli stessi lavoratori ma soprattutto dei cittadini così come dei turisti in una zona ad altissimo afflusso durante i mesi estivi.
"L'Asl prevede di ridurre il personale di 70 unità all'anno per un triennio, si rischia di far crollare la tenuta dei servizi – incalza il referente della Uil Fpl -. Se l'Asl ritiene che a creare problemi ai bilanci sia il costo del personale, oggi su tutta l'area vasta superiore a 800 milioni di euro, non è certo questa la strada per recuperare. Le economie di scala non si ottengono tagliando il personale e anzi si rischia di aumentare il danno. Tagli che significano turni massacranti, rinuncia ai riposi e alle ferie per chi rimane. Un aumento dello stress e del carico lavorativo che non farà altro che portare i professionisti a cercare altre sedi o andare a ingrossare le file del privato. Non è questa la strada per salvare la sanità pubblica".